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Ore di città/21

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193901Ore di città/211988Delio Tessa

Signori anziani a Messa

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Il Prefetto della Basilica apre il libro e legge: «... Eravi un certo uomo ricco il quale si vestiva di porpora e bisso e faceva ogni giorno sontuosi banchetti ed eravi un certo mendico per nome Lazzaro il quale pieno di piaghe giaceva all'uscio di lui bramoso di satollarsi dei minuzzoli che cadevano dalla mensa del ricco, ma niuno gliene dava...» A cosa penso! A un fatto semplicissimo. Questa parabola, in questa domenica quarta dopo Pentecoste, è letta e commentata in tutte le chiese della Cristianità Cattolica e l'odierna lettura la ripetono da quasi duemila anni con quanto vantaggio per l'umanità non saprei.

Mi pare che la ricchezza e la povertà siano fra loro pur sempre divise da quella paratìa completamente stagna che è l'avarizia e che nessun rapporto possa correre fra esse come un grande e non colmabile abisso separa - così afferma la parabola - l'inferno dal seno di Abramo. Il ricco sembra predestinato alla perdizione e il povero alla salvezza. La Messa delle dieci a S. Celso è frequentata per lo più da signori anziani che si alzano un po' tardi e non son pronti che per quest'ora. Mi dispiace di dover constatare che la borghesia agiata in chiesa si occupa ben più delle proprie sedie che del Servizio Divino.

Di solito ne hanno due, una per sedersi e un'altra per guardaroba. Ci metton sopra il cappello, l'ombrello, la borsetta... Si alzano e si siedono tutti insieme. Sbircio i miei vicini e constato che con abili manovre riescono a non lasciar scorgere quanto introducono nel bussolotto dell'elemosina; ma non me la fanno, mi sono affinato l'udito e riconosco le monetine dal tintinnìo. Le vecchie signore si tiran dietro i mariti poco convinti. Sono uomini del secolo scorso. Probabilmente allora, col positivismo di moda, non frequentavano nessuna chiesa. Oggi, con gli umori mutati ed anche un po' per paura del comunismo sovvertitore, si aggrappano alla pietra dell'altare.

Però a Messa sbadigliano, aspettano l'Ite missa est che li liberi. Le loro mogli hanno un più lungo esercizio allo stare in chiesa e non dimostrano impazienza. Ma tutti, o quasi, sembrano accettar di buona voglia una cosa che va fatta e può giovare.

Appena fuori, dopo i convenevoli d'uso, le signore anziane parlano dei loro acciacchi:

«... e mi? che la tasa, con sto raffredor che l'è quindes dì che ghe l'oo e che el voeur minga andà via...»

Si accompagnano per un tratto di strada prima di lasciarsi.

«... la ved?... la ved? hin i pee, mi, el temp el senti in di pee...»

I mariti vengono dietro discorrendo, passo, passo, pacati.

«... E la Spagna? Quand l'è che la finirà? Cossa ne dis lu?»
«... Mah! hin robb matt!»

Si stringono la mano, si lasciano.

Uno passa a un'edicola e compra il «Corriere». Poi a casa se lo legge coscienziosamente e questo soltanto per lui è vangelo.