Padre Predicadùr
Nel mentre che và vì de çà al nostro Predicadùr per zì al so Convento in Venezia ghe fem sto
Sonitto
Padre Predicadùr nui vem savù
Che a nom de doutti i vo portà un libritto,
E zura za savem quil che xì scritto,
Perché la spiegazion i vem sentù.
Ma la gran bella crianzia che i o bù
In dal nostro parlà gniente i vo ditto,
Proprio sta roba i la chiolém a pitto,
E ve volem laudà dal nostro mu.
No seja per repucià, la vostra bùs
La' nd' ò tucà da bon, ma purassé,
Che dalla scur, la' nd' ò mandà alla lus.
Con quisto i ve fem donca un altro onur,
Dal piun grando al mezàn, fint'al morè
Zigando, evviva al bon Predicadur!
Che mandà dal Signur
S'ò sfadigà per convertinde dutti
Dal peccà, che 'nd' aveva fatti brutti,
E ‘l Djàvo a lavri sutti
Xi restà, gran mercì la so favella,
Che 'nd' ò misso in la cal piun dritta e bella.
In santificato d'amur e reverenzia
I DIGNAGNISI.
traduzione in italiano
Al nostro predicatore, nel giorno in cui si congeda da noi per far ritorno al suo convento a Venezia, dedichiamo questo
sonetto.
Padre predicatore abbiamo saputo
Che a nome di tutti vi hanno portato un libretto,
E già sappiamo cosa ci sta scritto,
Perché conosciamo la spiegazione.
Ma per la gran cortesia che hanno avuto
nel nostro parlare niente vi hanno detto,
proprio questo ci sta a cuore,
e vogliamo lodarvi a modo nostro.
Non per lusingarvi, la vostra voce
ci ha toccato veramente, ma assai,
Che dall'oscurità, ci ha portati alla luce.
Con questo vi facciamo dunque un altro onore,
Dal più grande al mezzano, fino al ragazzo
Gridando, viva il buon Predicatore.
Che mandato dal Signore
Si è impegnato a convertirci tutti
Dal peccato che ci aveva abbruttiti,
E il Diavolo a labbra asciutte
È rimasto, grazie alla sua favella,
Che ci ha messo sulla strada più dritta e bella.
Quale atto d'amore e di rispetto
I Dignanesi.