39 ':grina (anzi pclerina) e non peli altri casi. Sarebbe tuttavia da conauncia talvolta più spiccata di questa ime in rossa) dall'altro dolce (come i). — 5 Babion, alterazione troppo ar. he non sa fare l'arguto per forza (Ba'ìngion. — 6 Le terze persone del verbo, no nella sintassi rustica, come ancora nelnale accanto al verbo, anche quando sia detto pertanto: daspò che Gotafredo Bu7 Intravegne va scritto intravegnè. Tal voc. -lieo, non gli appartiene adesso. Usano in tale pitare, sussédare (succedere). — 8 Livelo va v (colà) è tuttora il corrispondente di chive (qui, .unente usate di preferenza le forme rinforzate /»■ accentato senza ragione, ch'io conosca. — 10 Qui: di qui, que , perquè in luogo di chi, che , perchè i antichi. Ma in questo luogo, il contesto, richiede : - 11 Ben sà: non ha senso. Passando sopra al modo • rso, il contesto richiederebbe: ben so. — " La pove ra rustico, che disse e dice quela povareta , quela poa;itori antichi scrivono da nare o d' anare. — 14 Messere , a messier. Ma credo non corrisponda all'uso de' contadini, imperfettamente si fe' strada lo strascico de' titoli adottato ariti, tanto più che questa parola, ora divenuta missier, è •lìcare: suocero. — 15 Che fesse, riduzione mal riuscita dal■ si disse alla nota 6 era da sostituire eh' el ghe fesse. — 18 El !jveva dire più propriamente el gh' è sto an' (anche) dito. — .andò il chi è preceduto da segnacaso, e talvolta anche quand'è io di sè la ripetizione del relativo. Direbbesi dunque più giustaara. — 18 Tratega. Questa voce non pare s'incontri ne'uostri an. i stampata per errore in luogo di pràtega ( pratica). — >9 Serave.
- a era sarae: qui ed in molti de'luoghi notati più sotto, il Salviati
. icine al dialetto cittadinesco, che al rustico antico. — 80 Li era, do■ l' era. — !l Da puoco ben: più genuino sarebbe puoco da ben. — 25 A • ; leggi : a chi che se dolca ( V. nota 17 ). Doleva, forma rustica dolca. — rina rust. soferea. — 34 Menchesimo : idiotismo inventato con poco garbo traduttore. I nostri dicono medétno, e non cadono spesso su questa forpiimersi, preferendo usare l'avverbio propio, purpio (proprio). Direb' unii più spesso purpio mi, che mi medémo (io medesimo ), purpio a • 'i elo medémo ( a lui medesimo ). — 83 De mito che. È forma ridotta ad orec"' volgare illustre. Il contadino ripiglierebbe dicendo: e donca (e dunque), e '•i (e cosi ). — ** La forma rustica d' allora era sbore'a. Notisi che questa voce "t!i affatto il valore generico di sboccare, sfogare, restando ancor soltanto ■ 'cabolario osceno del volgo in significazione di ejaculare. — 47 Anchiggi , va i anch' igi (anch' eglino). — 18 Forbiva, credo doversi leggere sorbiva ; ma i irma rustica era sorbéa. — 89 Puovera. Quando la o è pronunciata stretta, co' avvien» per questa parola nel nostro dialetto (e non nella lingua illustre), la o