italiane raggiunsero l’Isonzo tra Pieris e Gradisca d’Isonzo e la linea difensiva a nord di Gorizia tra il massiccio del Sabotin e Selo. Con una serie di attacchi tentarono di avvicinarsi al Sabotin, alla Banjška pianota, alla testa di ponte di Tolmin ed al margine occidentale del Carso. I primi furiosi combattimenti ebbero come teatro il massiccio del Krn, sul quale le unità italiane riuscirono a raggiungere alla fine di maggio il Vršič e Vrata e ad occupare il Krn con un assalto sferrato temerariamente la notte del 16 giugno. Nel frattempo ambedue le parti belligeranti provvedevano a completare e rinforzare le proprie unità nell’attesa della prima offensiva.
Durante il 1915 gli eserciti austriaco ed italiano si scontrarono sull’Isonzo in quattro offensive, l’altipiano del Carso e la testa di ponte di Gorizia costituirono l’epicentro delle battaglie. Durante il primo anno di combattimenti gli aggressori rivelarono la propria inferiorità, e le due parti belligeranti contarono 25’000 vittime (tra soldati morti, feriti e prigionieri).
Nella primavera del 1916 ci furono sull’Isonzo alcuni sporadici combattimenti, ai quali comunque Svetozar Boroevič attribuì un significato puramente dimostrativo, servirono infatti a preparare il campo alla Quinta battaglia dell’Isonzo, nel marzo del 1916. Nella Sesta offensiva dell’Isonzo, tra il 6 ed il 17 agosto del 1916, l’esercito italiano conquistò Gorizia e l’altipiano di Doberdob. L’esercito nemico venne costretto a ritirarsi su una seconda linea di difesa che gli Italiani tentarono di sfondare nelle tre offensive autunnali, riuscendo però unicamente a penetrare per 4 chilometri nella fascia di 5 chilometri sull’altipiano del Carso. Nel secondo anno di guerra sul fronte dell’Isonzo caddero circa 270’000 soldati.
L’esercito italiano sferrò fino all’ottobre del 1917 altre due offensive; nell’Undicesima battaglia dell’Isonzo costrinse il nemico a ritirarsi sulla seconda linea difensiva situata sulla Banjska pianota, ma venne bloccato ai piedi dello Škabrijel, il monte che controlla l’accesso alla valle della Vipava, difeso da due reggimenti sloveni, l’Ottantasettesimo reggimento di Celje ed il Secondo reggimento montano di fucilieri. I successi italiani costrinsero il comando militare austro-ungarico a preparare assieme all’alleato tedesco un’offensiva austro-tedesca comune, denominata Waffentreue («Fedeltà alle armi»). Il piano venne preparato dal generale tedesco Kraft von Dellmensingen e prevedeva lo sfondamento del fronte nello Zgornje Posočje (Alto Isontino) tra Bovec e Kobarid; il fattore sorpresa, l’uso dei gas tossici ed una comune azione lampo della fanteria e dell’artiglieria avrebbero dovuto garantire il successo dell’operazione. Venne costituita la XIV armata austro-tedesca