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Page:Labi 1998.djvu/197

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tori, con la conseguenza di favorire un’ulteriore espansione del contrabbando e di attirarsi le vibrate proteste popolari.[21]

Nonostante l’adozione di rigorose misure di sorveglianza, la mobilitazione di contingenti dell’esercito e l’arruolamento tra i ranghi degli spadaccini alle dirette dipendenze del fermieri di persone spregiudicate e di pochi scrupoli - cui venivano garantiti premi, taglie e alte remunerazioni (in alcune circostanze il capo di una squadra speciale poteva vantare un salario di ben 1200 ducati annui, escluse mance e taglie) - avessero permesso a più riprese il ridimensionamento del fenomeno del contrabbando, la tradizionale struttura del traffico di frodo rimase sempre solida e operante per tutto il ’700, tanto che ad una fase regressiva, susseguente ad una fortunata campagna repressiva, a distanza di poco tempo ne seguiva un’altra di rapida espansione.

Nelle province venete le roccaforti del contrabbando su vasta scala si radicavano in alcune zone, per molti decenni vere e proprie aree franche, disposte soprattutto verso i confini orientali, sull’altipiano dei Sette Comuni Vicentini, in particolare nel centro di Foza, posto ad oltre 1000 metri di altitudine, tra la Val Frenzola e la Val Vecchia e in alcuni villaggi del Cadore - dove le comunità vantavano antichi diritti di coltivazione, progressivamente ridimensionati o aboliti - nelle valli delle Prealpi carniche e nei distretti slavi dell’alto Friuli. Le bande potevano contare sul sostegno delle popolazioni locali, in grado di offrire ricoveri, aiuti e una solida struttura logistica, rafforzata dalla natura dei luoghi. Esisteva innanzitutto una immediata e quasi naturale simpatia popolare per il contrabbandiere, spesso ammirato e difeso in quanto era in grado di assicurare il rifornimento e la circolazione di ogni genere di mercanzie ad un prezzo sensibilmente più basso rispetto a quello praticato nelle botteghe degli appalti, dove - tra l’altro - molti prodotti, anche di prima necessità, non erano sempre disponibili: «Malheur, malheur aux commisi / À nous bonheur et richesse! / Le peuple à nous s’interesse: / Il est de nos amis. / Oui, le peuple est partout de nos amis; / Oui, le peuple est partout, partout de nos amis!» recitava il ritornello di una ballata di Pierre-Jean Béranger.[22]

Il consolidamento dei buoni rapporti era favorito dalla composizione delle bande, le cui fila, costituite da contrabbandieri del luogo, venivano periodicamente ingrossate da spalloni, intermediari e spacciatori, coinvolti nelle attività delle bande. Inoltre i capibanda o i trafficanti più autorevoli appartenevano spesso - come nel caso dei Fozati o dei valligiani delle Prealpi Carniche - a dinastie di contrabbandieri, avevano rapporti di parentela e di

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HISTOIRE DES ALPES - STORIA DELLE ALPI - GESCHICHTE DER ALPEN 1998/3