Alla scuola contribuirono altri paesani con livelli, lavoro volontario, offerte. E così in ogni altro villaggio. A testimonianza di quell’elevata scolarizzazione, gli archivi pubblici e privati conservano migliaia e migliaia di lettere; un numero minore ma consistente di libri mastri e di brogliacci; carte topografiche, diari, promemoria. È un esempio di investimento nel «pubblico»; non è l’unico.
La divisione tra «zona dei cramari» e «zona dei tessitori» si verifica puntualmente anche per quanto riguarda la dotazione in suppellettili delle chiese: così nella prima si rinvengono ancor oggi ostensori, calici, paci di fattura augustana, dipinti e sculture lignee bavaresi (anche molto pregevoli), portali armadi pulpiti di artigiani locali ma commissionati da cramari, pagati in fiorini, e modellati sui canoni del rococò asburgico; nella seconda, argenti dipinti motivi e moduli architettonici veneziani.
Vi erano, naturalmente, investimenti privati: nei prestiti ad interesse; in obbligazioni bancarie nei Monti di Pietà; nella fondazione di nuovi negozi stabili; nell’istruzione superiore e nella carriera ecclesiastica, notarile, giudiziaria dei figli cadetti;[32] e nelle bellissime case carniche ad archi, con corte focolare esterno e tetto in coppi, che trasformarono i villaggi in piccoli agglomerati «urbani» di case civili di montagna, e manifestarono per due secoli «un tratto di originalità e un momento di autostima».[33]
9. Con la fine del ’700 ed il gran ribaltone napoleonico, l’emigrazione dei commercianti di droghe terminò, con relativa celerità. Le morfologie delle curve di natalità ne registrano puntualmente l’esaurimento e la fine. Le medie dei battesimi della parrochia di San Giorgio di Gorto nei venti anni dal 1701 al 1720 sono sensibilmente diverse da quelle del ventennio 1781-1800: questa seconda curva appare piatta ed omogenea. L’emigrazione dei cramari dava gli ultimi sussulti (Fig. 7).
Diverso fu il destino dei tessitori. Si veda il grafico relativo alla parrocchia di Enemonzo, dove le stagionalità del primo e ultimo ventennio del Settecento sono sovrapponibili: l’emigrazione dei tesseri cargnelli era ancora molto vitale alila fine del XVIII secolo, e lo sarebbe rimasta per qualche tempo ancora (Fig. 8).
Seguì un lungo periodo di stasi; un rimescolio di competenze e di culture di mestiere; si patì realmente quella miseria che altre volte era stata soltanto esibita.
Poi, una nuova domanda di manodopera fu avanzata dai paesi dell’Europa