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Page:Labi 2009.djvu/49

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potute applicare efficacemente immagini come quella elaborata da Merzario nel 1989 nei confronti degli emigranti della montagna comasca per i quali, «sembra che un filo elastico li leghi ai luoghi della loro nascita» o definizioni di migration de maintien, come quella elaborata da Rosental nel 1990.[1] Si tratta di una lettura sulla quale ormai l’accordo è unanime. Eppure il ritorno che la sottende ha assunto nel tempo forme e significati diversi, tanto che la medesima parola può essere riferita a tipologie ben diverse. Quali?

In primo luogo con questa parola si identifica il ritorno periodico che conclude partenze stagionali ma anche assenze pluriennali. La medesima parola è tuttavia adoperata anche per indicare il ritorno conclusivo di una esperienza migratoria che si è dispiegata lungo l’intera vita di lavoro, quella che è stata definita come «émigration viagère», e che si configura differentemente sia per i protagonisti che per la comunità a cui essi appartengono. Infine, questa parola è stata fino ad anni recenti adoperata per quei viaggi di ritorno ai parenti e alle comunità compiuti dagli emigrati e dai loro figli, stabilitisi definitivamente altrove; quelli a cui oggi, sulla base delle acquisizioni di Baldassar, ci riferiamo come le visits home.[2] Insomma, siamo di fronte ad almeno tre differenti significati per una sola parola.

Un primo interrogativo riguarda la possibilità di mettere ordine, distinguendo i ritorni periodici degli emigranti stagionali dai rientri che coronano le migrazioni pluriennali e di vita, a loro volta ancora ben diversi dalle visits Home. In un primo momento ho pensato che il modo più ovvio per tentare questa operazione fosse quello di collocare tali differenti tipi di ritorno lungo un arco cronologico, che mostrasse quanto le loro trasformazioni fossero una componente cruciale di quelle più generali della società alpina.


Il tramonto del ritorno stagionale

Per quanto riguarda il passaggio da un modello migratorio stagionale ad uno pluriennale, molti indizi ci informano come il suo inizio sia collocabile a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento, da quando cioè si dispone della prima documentazione di partenze transoceaniche (sebbene qualcuna sia avvenuta già nei due decenni precedenti): negli anni Settanta partirono per l’Australia i primi gruppi di trentini diretti alle miniere e ai giacimenti auriferi, preceduti solo dai ticinesi e dai valtellinesi, mentre dal Biellese e anche dal Comasco i primi contingenti di scalpellini prendevano la via delle cave di granito o

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Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2009/14