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Page:Labi 2009.djvu/81

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così il percorso degli emigranti dal paese d’adozione al momento del ritorno nel paese d’origine. Gli interlocutori mutano, infatti, e le destinazioni non sono per tutti le stesse all’interno della Confederazione.

In questo articolo si intende delineare il profilo delle varie tipologie di rimpatriati svizzeri provenienti dall’Italia nel periodo della Seconda guerra mondiale. In modo più approfondito, attraverso le fonti diplomatiche, presenteremo i dibattiti suscitati dai disagi della guerra e dalle ambizioni di alcuni concittadini di ritornare in patria. Infine, cercheremo di illustrare le strutture di accoglienza create per sostenere i rimpatriati dall’estero, indicando alcuni dei problemi che essi dovettero affrontare nel processo di reinserimento.


Tre tipologie di rimpatri

La persecuzione e la precarietà determinate dall’ondata antisemita e dalla guerra a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta determinò un ritorno considerevole di cittadini elvetici residenti all’estero. Dall’inizio della guerra al luglio 1945 furono infatti ben 55’365 i rimpatriati;[3] altri 1672 svizzeri rientrarono tra il luglio e il settembre dello stesso anno e altri ancora fecero ritorno negli anni successivi. Dalla Russia, dalla Germania e soprattutto dalla Prussia orientale, dove sussistevano inoltre particolari difficoltà di approvvigionamento alimentare, il ritorno fu massiccio soprattutto a partire dal 1945.[4] Dall’Italia, furono invece relativamente pochi i rimpatri,[5] tra i quali possiamo distinguere tre categorie principali. Una prima categoria è costituita dalle donne che persero la cittadinanza elvetica a seguito del matrimonio contratto con uno straniero. I loro rientri si concentrarono soprattutto tra il 1943 e il 1945 presso le proprie famiglie di origine, per trovare provvisoriamente maggiore agio a una situazione difficile. Una seconda categoria riguarda poi i cittadini elvetici che rimpatriarono dapprima provvisoriamente in seguito alla mobilitazione svizzera, poi per la disoccupazione imperante e la paura dei bombardamenti. Tra questi, si staglia infine il caso di coloro che furono perseguitati per la loro discendenza o religione ebraica. La questione del loro rimpatrio si pose per le autorità elvetiche parallelamente alla diffusione delle persecuzioni razziali e dell’occupazione tedesca. Ognuna di queste tre categorie presenta tempi, motivazioni e trattamenti ben distinti da parte delle autorità sia svizzere che estere.