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Page:Labi 1998.djvu/202

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condizionò la vita economica: «l’abbassamento dei limiti altimetrici di vegetazione» per cui a 500 metri di altitudine già non matura più la vite, e il frumento cresce stentato e tardivo.[1]

La Carnia, nel corso dell’Età Moderna, fu uno dei più vasti distretti montani della Repubblica di Venezia; sotto il profilo giuridico e fiscale si configurava come una Gastaldia, con sede a Tolmezzo; le unità sociali elementari erano le comunità di villaggio - le Comuni - distribuite lungo le vallate e raggruppate in Quartieri. In ogni comunità - e, in definitiva, nell’intera Gastaldia - vi era una preponderante presenza di territori sfruttati collettivamente a pascolo o bosco; vi si trovavano, tuttavia, anche piccolissime estensioni di terreni di ragione privata: le tavelle - brevi pianure in prossimità del villaggio, più vangativi che arativi, in cui si praticava un’agricoltura rudimentale (sorgo, megli, formentella, fava; mais, dal principio del ’600; patate, da fine ’700) - ed i prati circostanti in (talora anche forte) pendio.

I terreni a coltura (2720 ha, il 2,3% del totale) erano caratterizzati da elevata frammentazione e polverizzazione fondiaria, da un assetto proprietario che rimase statico ed immutabile nei secoli, e da uno spropositato prezzo delle particelle. Gli estesi prati e pascoli (52’573,5 ha, il 45,7% del territorio) erano base foraggera per un consistente allevamento di bestiame, col consueto e tradizionale sistema dell’alpeggio; i vasti boschi (32’605,5% ha, pari al 28,3% del totale) erano sottoposti a intenso e remunerativo (per chi seppe approfittarne) sfruttamento.[2]

Per tutta l’età moderna allevamento, silvicoltura ed emigrazione costituirono le principali risorse economiche delle vallate.

2. Nel dicembre 1678 scoppiò a Wien un’epidemia di peste. Nella Repubblica di Venezia scattò subito l’allerta, e vennero adottate le ormai consuete misure contumaciali: tra di esse un censimento di quanti emigravano dalla Carnia. Mutilo, impreciso, approssimato per difetto, viziato da arbitri e pregiudizi, quell’elenco - stilato tra il 25 settembre ed il 6 ottobre 1679 - costituisce il più importante documento sull’emigrazione carnica in Età Moderna.[3]

Risultarono assenti 1690 persone; 49 erano donne. La cifra, benché certamente sottostimata, appare imponente; acquista maggior rilievo a confronto con la popolazione della Carnia, che allora assommava, presuntivamente, a 21’000 abitanti. Mancava, dunque, più dell’8% della popolazione globale, e più del 25% dei maschi adulti al di sopra dei quindici anni.[4] Un confronto

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HISTOIRE DES ALPES - STORIA DELLE ALPI - GESCHICHTE DER ALPEN 1998/3