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Page:Labi 1998.djvu/34

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problematiche concrete poste da un complesso di ragioni (biologiche, culturali, sociali, storiche e individuali) spesso correlate tra loro.[1]

È opportuno sottolineare come l’ambito di studio sia stato condizionato nel suo sviluppo dalla molteplicità dei caratteri specifici che connotano le comunità alpine, una peculiarità che impedisce di pervenire a significativi risultati di sintesi, che valorizza però l’individualità dei diversi casi come prodotti diretti delle varie culture autoctone. La stessa «differenza sessuale» non è stata universalmente acquisita nel contesto alpino per quanto concerne i lavori rurali che la donna è legittimata a svolgere in assenza dell’uomo, una surroga che supera le ancestrali diversità in un ambiente di dominanti e dominate ancor prima dell’evento migratorio femminile inteso - anche - come emancipazione. La presenza di alcune problematiche derivanti dalla complessa morfologia delle Alpi, forse più rilevanti che in altri soggetti storici, ha prodotto numerose elaborazioni interpretative sulle difformi culture che si sono sviluppate tra questi monti, entro precisi limiti temporali, accentuando l’attenzione sui meccanismi di egemonia e di scontro all'interno della famiglia. La società del passato in genere e quella alpina in particolare, al di sopra della distinzione di classe, era composta tradizionalmente da mogli deboli e madri forti, inserite in una condizione familiare solidamente definita e strutturata, una situazione che, nello specifico della mia ricerca, impone di affrontare i più generali problemi relativi ai presupposti del movimento sociale - indifferenziati per sesso alle origini - in una prospettiva capace di cogliere anche le linee fondamentali dell’evoluzione della famiglia, pur all’interno di una dialettica fortemente segnata da tutto ciò che è maschile e che relega nella subalternità una realtà femminile fatta di arretratezza, esclusione, sottomissione. In considerazione di questa atmosfera non è difficile comprendere come fra le emigranti si instaurasse un legame profondo tra paesi d’origine e di destinazione, che ha fatto emergere l’esperienza migratoria come un fenomeno che assumeva caratteri di soggettività, che coinvolgevano l’intelligenza e l’affettività di coloro che partivano, in un sistema di relazioni in cui comportamenti e istituzioni erano strettamente collegati, anche quando esse erano solo birds of passage.[2]

L’emigrazione femminile alpina, tradizionalmente, è temporanea a medio raggio concessa/imposta dalle tradizioni della comunità, ma il suo potenziale migratorio, lo «spazio del possibile», può essere molto più ampio, perché è quello accessibile con la volontà di chi è sostenuto da forti motivazioni a cambiare la propria vita, per una pluralità di cause, e la migrante alpigiana

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HISTOIRE DES ALPES - STORIA DELLE ALPI - GESCHICHTE DER ALPEN 1998/3